LA GIOIA DI UNA NASCITA DOPO OLTRE TRE ANNI DI TERAPIE
La testimonianza di una coppia che con il supporto della fede e l’aiuto della scienza ha superato l’infertilità . Il percorso fatto con il centro ProCrea di Lugano l’ha portata ad abbracciare due splendidi gemellini. «Ãˆ stato difficile, ma alla fine ci siamo trovati più uniti e più forti. E ora vorremmo condividere il nostro cammino con quanti sono alla ricerca di un figlio»
Una odissea durata tre anni e mezzo. Con attese, delusioni e crisi. Ma alla fine la maternità è arrivata e sono nati due splendidi gemelli. La storia di una coppia italo-svizzera che non ha rinunciato ad avere un figlio e, con il sostegno della fede, ha coronato il proprio sogno con il centro per la fertilità ProCrea di Lugano. Da loro un insegnamento: «Mai perdere la speranza. Davanti ad un problema di infertilità non vergognarsi, ma chiedere aiuto». Lui 38 anni dipendente di un’azienda che opera nel campo elettrico, lei 33 anni si occupa di risorse umane. Luca e Lucia, i nomi sono di fantasia, vogliono che la loro testimonianza possa essere di aiuto per le coppie che sono alla ricerca di un figlio. Perché il percorso verso una gravidanza che non arriva è un percorso ad ostacoli che mette a dura prova il singolo e la coppia. Ma alla fine «ci si trova più forti di prima», ricordano. «Usiamo la metafora della molletta: le due parti devono trovare l’elemento che li unisce - ovvero la molla, la nostra è stata la fede - solo così possono arrivare ad afferrare qualcosa. Un figlio non può essere l’elemento di unione, è l’obiettivo che insieme raggiungono».
La loro storia ha inizio nel 2013 quando, dopo 5 anni di matrimonio e nessun figlio, decidono di fare qualche esame preliminare. Lei risulta perfettamente sana; lui con un problema di motilità e di morfologia degli spermatozoi. «Ãˆ stato il crollo del mito dell’uomo tutto d’un pezzo», ricorda Luca. «Ma il mio desiderio di diventare padre era molto forte».
Indirizzati subito al centro per la fertilità ProCrea di Lugano, riprendono la trafila degli esami. «Il quadro diagnostico, che via via è stato sempre più approfondito ha sempre confermato la diagnosi iniziale», spiega il dott. Michael Jemec, direttore medico di Procrea. «Davanti ad un quadro clinico definito, abbiamo concordato un percorso graduale che, partendo dalle tecniche più semplici arrivasse nel caso a quelle più complesse. La loro forza ha dato vigore alla nostra scienza permettendoci di mettere la medicina al servizio della vita». Per i coniugi però il dover affrontare un percorso di procreazione assistita non è stato un passaggio indolore: «Siamo cristiani praticanti e ci siamo posti delle domante a livello etico e di fede», ricordano. «Ci siamo messi in discussione come coppia e come singoli. Ed è stata proprio la fede ad aiutarci a non perdere la speranza, soprattutto quando, a fronte dei continui esiti negativi delle terapie, il futuro diventava sempre più buio».
Gli specialisti di ProCrea vanno ancora più in profondità con le analisi, ma il quadro non cambia. «Abbiamo pensato all’adozione: ma per tre volte di seguito il primo incontro è stato annullato o spostato. Questo percorso non l’abbiamo più sentito nostro, e questo ci ha riportati in ProCrea». All’inizio del 2014 l’illusione di una gravidanza (una gravidanza extrauterina) mette a dura prova la coppia. «Non ho avuto il tempo di metabolizzare l’esito negativo: ho visto mia moglie particolarmente vulnerabile e mi sono dedicato interamente a lei, a sostenerla e supportarla», continua Luca. I tentativi si susseguono, ma l’esito non cambia. «Abbiamo fatto passare un po’ di tempo tra una terapia e l’altra per cercare di raccogliere anche le forze», prosegue Lucia. A questo punto però è Luca a diventare fragile: le delusioni sono troppo forti. «Sono caduto in depressione fino ad arrivare anche a pensieri autolesionistici. Fortunatamente ne ho preso coscienza e non ho esitato a farmi aiutare da uno psicologo». Ma anche lei non sta bene. «Non potevo confrontarmi con nessuno perché nessuno aveva vissuto quello che stavo vivendo. Mi sentivo sola», confida. Una situazione superata affidandosi ai libri con testimonianze di persone che hanno vissuto la sua esperienza.
Tra alti e bassi, la coppia arriva al 2016 ormai quasi persuasa di dover ricorrere ad una nuova tipologia di terapia. «L’ultimo tentativo, ci siamo detti. E l’ultimo tentativo è andato bene. Prima un feto, poi l’ecografia ci ha svelato anche il secondo: due gemelli. Quale miracolo», ricordano. Un cammino lungo e faticoso che si è concluso con la gioia di una femminuccia e un maschietto. «Un cammino che ci ha provato parecchio, ma che ci ha permesso di scoprire noi stessi e di rafforzarci come coppia. E adesso che siamo genitori vogliamo condividere questa nostra gioia e poter aiutare tutte quelle coppie che vorrebbero un figlio ma non riescono. È per noi importante poter aiutare gli altri».
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